Martirio di San Gennaro (?)
Roma, Italia
Galleria Borghese
Stato Italiano
1635-40 ca
Cesare Fracanzano (attribuito a) (1612, Monopoli (Bari)-1656, Barletta 1651 ca.)
350
Olio su tela
Cm 99x121
Collezione Borghese
Dipinto
La tela fu acquistata nel 1818 da Camillo Borghese. La critica non è pienamente concorde sul piano attributivo, pur riconoscendosi nell'opera l'evidente appartenenza alla cultura del barocco dell'Italia meridionale. Il dipinto è stato infatti attribuito a Cesare Fracanzano, artista pugliese formatosi dapprima presso Ribera e in seguito influenzato dalle correnti legate a Van Dick. Altri studiosi hanno proposto di attribuire l'opera a una seguace di Francesco Fracanzano, fratello di Cesare.
Anche l'identificazione del soggetto, certamente un martirio, non è completamente accertata. Parte degli studiosi ha identificato nel santo vescovo, uno dei padri della chiesa, Ignazio di Antiochia, terza città per importanza e grandezza nel Mediterraneo. Il martire fu imprigionato sotto l'imperatore Traiano (96-117), che lo fece condurre a Roma e sbranare dalle fiere. Nelle sue “Lettere” egli fu il primo ad attribuire alla Chiesa l'aggettivo “cattolica”, cioè “universale”. L'iconografia del santo sbranato dalle fiere si addice anche al racconto agiografico di San Gennaro, vescovo di Benevento, che sotto il regno di Diocleziano (284-305) fu condannato a morte e sottoposto più volte al supplizio. Uscito illeso dallo scontro con le belve, sarebbe stato infine decapitato nei pressi della Solfatara di Pozzuoli.
L'opera si caratterizza per la gestualità spinta alla teatralità più estrema, accompagnata dal patetismo dipinto sul volto del santo. Sulla sua figura l'artista si sofferma a descrivere minuziosamente le rughe del volto, le mani segnate dalla vecchiaia, il corpo scarno dilaniato dai denti delle belve. Anche di queste ultime vengono sottolineate, con un gusto quasi esotico, la pelliccia maculata e le fattezze del muso. Di grande impatto cromatico è il bel piviale ormai a brandelli, di cui si comprende l'eleganza della tessitura in seta blu e oro.
Ignazio di Antiochia - ispiratore dell’altro Ignazio fondatore dei Gesuiti - è forse raffigurato qui nel momento del martirio, ad opera di feroci animali. Ignazio, uno dei Padri della Chiesa, scrisse sette lettere in cui, per la prima volta, compaiono i termini di "Chiesa cattolica" e "Cristianesimo". Ma potrebbe altresì trattarsi dell’iconografia di San Gennaro, anche lui ucciso da animali feroci. Il dipinto è caratterizzato da una estrema teatralità dei gesti.
La collezione Borghese è stata acquistata dallo Stato Italiano nel 1902
Della Pergola P., Galleria Borghese. I dipinti, I, Roma, 1955, n. 158, p. 88-89.
Bologna F., Francesco Solimena, Napoli, 1958, n. 19, pp. 126-127.
Guarino S., in Invisibilia. Rivedere i capolavori, vedere i progetti, catalogo della mostra, Roma, 1992, p. 44.
Copyright immagine: Archivio fotografico Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale della Città di Roma.
Sofia Barchiesi "Martirio di San Gennaro (?)" in "Discover Baroque Art", Museum With No Frontiers, 2024. https://baroqueart.museumwnf.org/database_item.php?id=object;BAR;it;Mus11;45;it
Numero di lavoro di MWNF: IT1 59
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